L’inattività fisica è un fattore di rischio indipendente per malattie cardiovascolari e non solo. Può succedere, così, che il medico prescriva al paziente un po’ di sana attività fisica, la “green prescription” come la chiamano nel Regno Unito. Il British Medical Journal ha cercato di definire quanto questo tipo di prescrizione venga effettivamente seguita e quali siano i suoi effetti a lungo termine sulla salute dei pazienti.
Di cosa si tratta
La “green prescription” è un procedimento di screening per l’inattività fisica e di erogazione dell’intervento del caso da parte dei medici di medicina generale. Istituzionalizzata in paesi come la Gran Bretagna e la Nuova Zelanda, presso i quali è stato effettuato lo studio del BMJ, consta di varie fasi. Per cominciare ai medici di medicina generale sono offerte quattro ore di training su come utilizzare tecniche di motivazione con il paziente, riferite all’attività fisica. I pazienti, identificati come meno attivi vengono dotati, se d’accordo naturalmente, di una “prompt card” sulla quale viene registrato il loro grado di evoluzione rispetto all’attività fisica, in modo che il medico possa monitorarla. Durante la consultazione, poi, medico e paziente decidono la linea da adottare e il piano d’azione viene riportato su una green prescription standard, una copia della quale è faxata alle società sportive locali con il consenso del paziente. Istruttori specializzati poi fanno almeno tre telefonate (della durata di 10- 20 minuti) al paziente nel corso dei successivi tre mesi per incoraggiarlo e supportarlo. Non solo. Le società sportive si occupano anche di mandare newsletter periodiche con eventuali iniziative sportive. Lo staff medico deve poi dare feedback ai partecipanti sugli esiti delle visite successive. Un modello organizzato e complesso che coinvolge medici ma anche società sportive. Funziona?
Lo studio del Bmj
I ricercatori hanno selezionato un certo numero di ambulatori di medici di famiglia, 42 per la precisione, siti in una regione della Nuova Zelanda. Hanno quindi preso in esame tutti i pazienti, di età compresa tra i 40 e i 79 anni, che si sono rivolti al medico e ai quali è stato sottoposto un questionario sui propri livelli di attività fisica. Il tutto allo scopo di reclutare i partecipanti allo studio ed escludere, invece, i soggetti non idonei. A questo punto e per un anno sono stati valutati alcuni parametri importanti, che vanno da eventuali variazioni nel grado di attività fisica e nella qualità della vita, al rischio cardiovascolare e al livello pressorio. Sui pazienti presi in esame, al termine della selezione, è stato riscontrato un aumento complessivo sia nel consumo energetico, pari a 9,4 kcal/kg per settimana, sia nell’esercizio condotto nel tempo libero, con una crescita di 34 minuti a settimana rispetto a un gruppo controllo non inserito nel programma. Di pari passo sono migliorati una serie di parametri riferiti alla qualità della vita: salute generale, vitalità, fitness muscolare. In più è stata riscontrata una tendenza alla diminuzione della pressione sanguigna, che non incide però in modo significativo sul rischio cardiovascolare.
Da sedentario ad attivo
Un risultato non da poco. Il modello della green prescription, secondo lo studio del BMJ, è efficace nell’aumentare l’attività fisica dei pazienti e, di conseguenza, la loro qualità di vita senza evidenza di effetti avversi. Più difficile, nonostante il trend positivo, individuare specifiche correlazioni riferite alla salute cardiovascolare. Certo è che per ogni dieci prescrizioni di questo genere, ciascun paziente ha raggiunto e mantenuto un grado di attività fisica moderata o intensa pari a 150 minuti settimanali: basterebbe alzare ulteriormente il livello dell’attività per ridurre del 20-30% il rischio complessivo di mortalità rispetto alle persone sedentarie. Aspetto, quest’ultimo – come evidenziano gli stessi ricercatori – da approfondire. In ogni caso, il modello funziona e il coinvolgimento anche delle società sportive a fianco del medico si è rivelato efficace, anche dopo un solo anno.
Fonti
Elley C. R. et al. Effectiveness of counselling patients on physical activity in general practice: cluster randomised controlled trial. BMJ 2003; 326: 793.